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Serie di articoli News

STORIE DI CALCE#31:
TRA VENETO E SVIZZERA
IL RACCONTO DI MARCO ALTAN

Con Storie di Calce raccontiamo le esperienze di clienti, appassionati e di tutti coloro che lavorano con la calce. Spunti, aneddoti e, perché no, qualche esempio delle realizzazioni possibili con i nostri materiali.

Abbiamo intervistato Marco Altan di The Creative Uprising, realtà che si occupa di design di interni, allestimenti artistici, project management nel settore edilizio. Abbiamo parlato di canapa e di come utilizzarla in edilizia, approfondendo in particolare due cantieri con problematiche molto diverse da risolvere, uno in Svizzera e l’altro al Lido di Venezia.

Cogliamo l’occasione per ringraziarlo tanto per la disponibilità.

Buona lettura!

Ci racconti il suo percorso professionale

Il mio percorso di studi universitario è alquanto articolato: ho iniziato con un corso di laurea triennale in Disegno Industriale, ho proseguito conseguendo un secondo titolo in Design e Arti per concludere, 5 anni fa, con un Master in Interactive Media for interior design. Il mio amore per la progettazione mi ha portato a lavorare nei più svariati ambiti: ho iniziato nel mondo dell’alta moda, facendo esperienza in importanti Brand di Design italiano, dove ho lavorato allo sviluppo delle diverse declinazioni del marchio stesso, dalla comunicazione all’editoria, passando per la progettazione di stand e negozi, fino alle abitazioni private.
Negli ultimi anni la mia attività, sotto il nome di The Creative Uprising (su Instagram Pinterest), si è concentrata negli ambiti che maggiormente mi soddisfano: il design d’interni, sia per finalità privata che pubblica, e la gestione, come project manager, di allestimenti artistici, in particolare legati alla città di Venezia e alla sua Biennale d’Arte e Architettura.
Un aspetto atipico della mia attività, ma fondamentale, è essere a cavallo tra la figura del progettista e quella dell’artigiano. Voglio essere coinvolto in prima persona nella realizzazione dei miei progetti, andando a curare personalmente diversi aspetti come le parti di falegnameria o le finiture delle superfici. «Sporcarmi le mani» e far parte del processo di creazione è il mio modo di firmare il mio lavoro e accrescere sempre di più la mia competenza nella conoscenza dei materiali e del loro corretto impiego.

Ha utilizzato i prodotti Calcecanapa® in diverse situazioni e per risolvere problemi diversi: ci racconti di più.

Da moltissimi anni porto avanti una ricerca personale per l’impiego dei materiali naturali all’interno dei miei progetti; circa dieci anni fa ho iniziato a interessarmi alla fibra di canapa industriale. Il primo rapporto con questo materiale l’ho avuto, in verità, in ambito tessile ed è stato proprio quello  l’input che mi ha fatto comprendere la sua versatilità e il suo potenziale. Negli ultimi anni ho avuto l’occasione di impiegare i prodotti Calcecanapa in due contesti molto diversi tra loro e anche per scopi molto differenti: in un caso dovevo risolvere un problema di acustica, nel secondo garantire la salubrità dei locali in una abitazione. Li ritengo due chiarissimi esempi della duttilità di questo materiale.

Iniziamo dal primo lavoro, il Bar Lieto in Svizzera: può descrivere meglio l’intervento, quali prodotti ha scelto e perché?

Il problema dell’acustica si è presentato nella realizzazione del Bar Lieto a Flims in Svizzera. Mi sono trovato di fronte a una grande sfida: realizzare un locale all’interno di uno spazio polifunzionale, Stenna Flims, appena realizzato e interamente costruito in cemento armato. Fin dal primo sopralluogo la mia principale preoccupazione è stata quella di rendere lo spazio, un openspace di più di 800 mq, accogliente dal punto di vista dell’acustica e della qualità dell’aria interna. Ho deciso di creare una controparte perimetrale in Blick, mattoni di CalceCanapa®, finita con CalceCanapa® Intonaco. La scelta si è rivelata vincente in quanto la capacità fonoassorbente dei mattoni ha permesso di spezzare l’eco metallico che le pareti in cemento armato rendevano fortissimo. La presenza della fibra di canapa negli intonaci, invece, ha reso molto più sana l’aria interna. Il locale è situato sulle piste da sci e usato prevalentemente d’inverno: di conseguenza, non era possibile areare naturalmente il locale; l’uso dei prodotti a base di canapa ha permesso di assorbire C02 e regolare automaticamente l’umidità interna, così da rendere il clima interno sempre sano e mai non equilibrato.
Inoltre, ho avuto modo di affrontare una sfida alla quale pensavo da tempo: ho realizzato nel fondo del locale una intera parete in calce e canapa pressata con dei casseri realizzati in opera; una volta asciutta, ne abbiamo consolidata la superficie con dei silicati per poter tenere il materiale a vista per una stupenda estetica stratificata.

Il secondo cantiere invece?

È stato un progetto d’interni per una abitazione privata che ho da breve concluso. L’abitazione si trova al Lido di Venezia, al piano rialzato di una palazzina Liberty del 1924 originalmente destinata a uso albergo e poi convertita ad abitazione privata intorno agli anni ’40. Sin da i primi sopralluoghi, mi sono reso conto che i muri in mattoni pieni erano sofferenti a causa di inevitabile umidità di risalita, da sommare a tutte le problematiche comuni agli immobili del luogo, locati in una stretta lingua di terra tra la laguna veneziana e il mare Adriatico.
Per risanare tutti i muri, abbiamo progettato un impiego totale di prodotti a base di calce e canapa: dopo aver rimosso tutti i vecchi intonaci ammalorati e portato a nudo i mattoni pieni, li abbiamo ricostruiti utilizzando CalceCanapa® Intonaco, CalceCanapa® Finitura, pitture CalceLatte, realizzate in grassello di calce con degli additivi ossidi come colorazione e tinta Wabi, scelta tra i colori in pasta fatti a mano . Solo nella parte esposta a nord, che presentava notevole umidità e importanti punti di muffa, abbiamo realizzato un Cappotto interno in fibra di canapa per sanificare l’umidità dei muri e ridurre la dispersione termica dell’appartamento.
Dopo l’intervento, chiunque sia entrato in casa, primo fra tutti il proprietario, è rimasto stupito della bontà degli ambienti. All’interno dell’appartamento c’è un clima fresco incredibile: si pensi che abbiamo predisposto l’impianto di aria condizionata – lavorazione quasi obbligatoria quando si affronta un restauro totale – ma a oggi, in questa estate dalle temperature eccezionali, i proprietari non hanno ancora sentito la necessità di farne uso.

Vuole aggiungere qualche considerazione?

La cosa che mi ha più colpito nell’impiego di questi materiali per il restauro è stata la discrepanza di opinioni tra i tecnici (ingeneri, architetti, impresari) e gli artigiani coinvolti. A detta dei primi, avevamo scelto un percorso innovativo e moderno, mentre tra i secondi la frase di commento più usata è stata «ah, come si faceva una volta». Parliamo di artigiani con almeno trenta -quarant’anni di esperienza, ai quali abbiamo richiesto delle tecniche di applicazione e l’uso di materiali che non vedevano da molti anni e gli ricordavano i loro inizi da apprendisti.
Quest’ultima considerazione è molto importante, poiché è la conferma del mio metodo progettuale: re-imparare l’uso di tecniche e materiali del passato e interpretarle con le possibilità tecnologiche di oggi. Credo che questa sia la giusta chiave per migliorare e far crescere il nostro settore.

I PRODOTTI UTILIZZATI DA MARCO

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