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ROMAN CEMENT
STORIA E TECNICA DI
UN LEGANTE ANTICO

Chi si occupa di restauro non può prescindere dalla Calce, ma nemmeno dal Cemento Naturale. Un legante antico, validissimo più che mai, considerato l’anello di congiunzione tra i leganti aerei e quelli idraulici.
La rivista  recuperoeconservazione_magazine, di maggio/giugno 2020, ha dedicato al Cemento Naturale o Roman Cement un interessante articolo: la versione completa è scaricabile, gratuitamente, previa registrazione, qui>>.

>IL NOME

roman cement brevettoPoiché stiamo utilizzando le parole restauro e cemento nello stesso contesto, è necessaria una premessa “etimologica”.
Cemento deriva dal latino caementum, a sua volta derivato da der. di caedĕre «tagliare, spezzare», che i Romani utilizzavamo per indicare quegli elementi, tipo frammenti di pietre e di laterizi che impiegavano nella confezione di calcestruzzi (calcis-structio = ‘struttura a base di calce’).

In tutta la storia dell’architettura il termine cemento, a partire dall’accezione latina, ha assunto il significato di legante, cioè di materiale in grado di legarne altri (come sabbia o pietrisco), altrimenti sciolti. Questo significato è evidente nel verbo cementare, che tutt’oggi utilizziamo con il significato figurato di rafforzare legami o relazioni.

L’utilizzo di questo vocabolo in ambiti legati al restauro e conservazione non dovrebbe spaventare più di tanto; è infatti solo nel Novecento che il termine è venuto a indicare unicamente il cemento Portland, bandito da ogni cantiere di restauro a causa dell’incompatibilità chimico-fisica con i materiali da costruzione storici.

>>LE ORIGINI

cemento romanoNel 1700, in Inghilterra, durante la Rivoluzione industriale, la ricerca investiva ogni ambito; tra i vari studi, le malte romane riscuotevano un certo interesse: principalmente si cercava di scoprire la ragione della durabilità – le opere costruite all’epoca dell’Impero infatti avevano resistito alla “prova del Tempo” anche in  regioni climaticamente ben più avverse di quelle laziali e campane dove si estraeva la pulvis puteulana – e, soprattutto, delle straordinarie proprietà idrauliche.

Nel 1756 John Smeathon fu il primo a evidenziare la relazione tra idraulicità e contenuto di materiale silico-alluminoso nelle pietre a calce aprendo la strada alle successive ricerche che avrebbero portato alla messa a punto di leganti idraulici, modernamente intesi.
Fu però Joseph Parker nel 1796 a produrre per calcinazione di noduli di septaria uno dei primi apprezzabili leganti idraulici di nuova generazione che chiamò appunto Roman Cement, in italiano Cemento Romano: pur sapendo che il suo legante non aveva nulla a che fare con i Romani, scelse e brevettò questo nome poiché ricordava il colore degli antichi impasti romani a calce e pozzolana.

Da lì a poco si diffuse in Europa, caratterizzando l’architettura in città come Londra, Parigi, Vienna, Praga, ma anche Milano, Genova, Torino fino all’avvento del cemento Portland nei primi del ‘900.
Parlare di cemento romano o più propriamente di roman cement significa riferirsi a un legante idraulico di fine Settecento, un legante storico utilizzato per oltre un secolo in Italia e in tutta Europa.

>>>LE CARATTERISTICHE

calce idraulica naturale e roman cementTra il Settecento e l’Ottocento mentre in Inghilterra si sperimentavano i nuovi leganti che avrebbero portato alla scoperta del Roman Cement, in Francia si ottenevano i primi leganti idraulici. Fu infatti Luis Vicat nel 1818 il primo a distinguere i diversi tipi di calce in base all’indice di idraulicità; ancora a lui dobbiamo la (sottile) distinzione tra calci limite, che sono caratterizzate dalla necessità di essere spente prima del loro utilizzo, e cementi naturali, ottenuti dalla macinazione della materia prima calcinata, senza necessità di spegnimento.

A causa del brevetto, il Roman Cement in Francia venne chiamato Ciment Naturel, Ciment Prompt, Plâtre-ciment ed è un cemento naturale ottenuto per cottura di una marna ad alto contenuto di argilla.
L’originalità del Roman Cement è data non dalla composizione chimica della materia di origine, piuttosto da una temperatura di cottura mediamente bassa, ma a largo spettro (da 600°C a 1200°C) e dalla mescolanza intima e naturale di carbonati di calcio e argille nella marna di partenza.

I caratteri del Roman Cement che lo distinguono dalle calci aeree, idrauliche e soprattutto dai cementi moderni di tipo Portland sono:

  • rapida presa, il materiale indurisce a distanza di pochi minuti;
  • progressivo aumento delle caratteristiche meccaniche, che si stabilizzano intorno ai 6 mesi;
  • alti valori di porosità aperta, che assicurano permeabilità e trasporto del vapore.

Grazie a queste caratteristiche, il Roman Cement dimostra straordinaria durabilità  e completa compatibilità con i materiali dell’edilizia storica (pietre, cotto, calci aeree e idrauliche) quando usato in intonaci e/o stucchi, e non ultimo, colore bruno-rossastro estremamente gradevole, quando lasciato a vista.

>>>>LA DIFFUSIONE

Roman CementLa diffusione del Roman Cement nel corso dell’Ottocento in Europa fu legata a queste caratteristiche che lo facevano preferire agli altri leganti idraulici che si stavano diffondendo e, soprattutto, fece la sua fortuna la presa rapida, che poteva diventare rapidissima (meno di 15 minuti), senza necessità di agenti ritardanti. Questo permetteva una riduzione enorme del tempo di realizzazione dei manufatti, specialmente ornati, stucchi, fregi tipici dell’architettura del periodo.

In Italia l’utilizzo del Roman Cement fu ostacolato da fattori di carattere culturale e tecnologico-industriale: in primis, l’eccellente livello di conoscenza delle malte più tradizionali, pervenutaci dagli antichi; oltre a questo, la diffusa presenza di piccoli impianti di produzione di calce aerea e/o idraulica, attivi nel nostro territorio (all’epoca oltre un migliaio e mezzo), non in grado di recepire le spinte innovative provenienti dall’estero.

Tuttavia, soprattutto nelle regioni maggiormente esposte all’influenza del Nord- Europa, trovò professionisti disposti utilizzarlo. A Torino, Genova, Milano, Venezia,
Bologna si trovano molti esempi, quasi mai riconosciuti, di utilizzo del Roman Cement o ‘cemento rapido’, importato soprattutto dalla Francia (Grenoble) e dall’Austria (Kufstein) prima che questo iniziasse a essere prodotto anche in Italia.

La prima a metterlo in commercio fu  nel 1864 l’Italiana Cementi, società bergamasca che inizio a vendere un ‘cementino naturale’ ottenuto da calcinazione di marne; con più certezza, il primo cemento naturale italiano è stato prodotto – con un secolo di ritardo rispetto al resto d’Europa – a Casale Monferrato nel 1876 a opera di Giuseppe Cerrano che aveva lavorato in un cementificio a Grenoble.

Parallelamente nel resto d’Europa si iniziava a produrre il cemento Portland, che segnò il declino del Roman Cement; quest’ultimo infatti si rivelò inadatto al moderno sistema di costruzione e scomparì quasi completamente dal mercato dei leganti.

Il cemento naturale prompt è un legante idraulico naturale unico, prodotto vicino a Grenoble dal 1842 usando lo stesso processo tradizionale.
Il materiale di partenza è una speciale marna calcarea di composizione uniforme, estratta in stati omogenei dai Monti Chartreuse.
Il prodotto è indicato come Roman Cement perché, contrariamente alla calce, la roccia non si estingue dopo il processo di cottura. La composizione mineralogica di questo legante corrisponde a quella della calce idraulica naturale, ma in proporzioni diverse.
È caratterizzato da proprietà uniche che lo rendono un prodotto molto speciale: composizione naturale al 100%, presa rapida, elevata resistenza meccanica e basso ritiro.

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