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CEMENTO ROMANO… NON SOLO NOSTRANO

cemento romano

L’avversione incondizionata per il cemento e l’adorazione eccessiva per la calce non sono mai giustificate, soprattutto se non si specifica a quale cemento o a quale calce ci si riferisce, e la funzione che questi sono chiamati a svolgere.
Il Cemento Romano è un caso emblematico perché dietro a questo nome c’è una storia millenaria, fatta di tradizione, ricerca e innovazione.

LA LEZIONE DEI ROMANI

calce e pozzolanaA distanza di duemila anni, molte delle infrastrutture costruite dai Romani, in particolare quelle portuali, sono ancora in piedi e c’è da scommettere che ci rimarranno per altri millenni ancora.
Il segreto di tale durabilità è il Caementum, chiamato anche ‘Cemento Romano‘.
La forza del Cemento Romano, un mix di pozzolana, calce e acqua è nota sin dall’Antichità, Plinio il Vecchio 23dc lo descrive come ‘…inespugnabile alle onde marine e ogni giorno più resistente del giorno precedente…’
La sua ricetta è stata descritta nel 30 a.C. da Marco Vitruvio Pollione, ingegnere di Ottaviano. L’ingrediente in grado di fare la differenza era costituito dalla cenere vulcanica, la pozzolana (Pulvis Puteolanus) estratta in prossimità del Golfo di Napoli, che i Romani combinavano con la calce per formare una malta. Una volta preparata, questa malta era integrata con sabbia e pezzi di roccia e versata in stampi di legno (per lavori marini) o in murature a sacco (per acquedotti o opere civili). Il risultato?
La pozzolana reagiva con l’idrossido di calcio, avendo la proprietà di trasformare la malta di calce spenta (non idraulica) in malta idraulica (capace di indurire sott’acqua). Inoltre, la pozzolana conferiva alle malte a base di calce elevata resistenza meccanica, l’aumento della velocità d’indurimento e la grande resistenza all’azione dilavante dell’acqua, sia dolce che marina.

L’INGEGNO INGLESE

roman cementMigliaia di tonnellate di cenere vulcanica furono inviate dai Romani per costruire porti e acquedotti che si affacciavano sul Mediterraneo. Ma non solo: dalle coste campane, via mare, la pozzolana raggiungeva anche le zone più lontane dell’Impero, fino all’allora Britannia (oggi Inghilterra, Scozia meridionale e Galles). Fu proprio osservando le straordinarie qualità delle malte pozzolaniche romane che il termine Roman Cement venne coniato nel 1796 dal reverendo inglese James Parker per indicare un nuovo legante idraulico, di cui depositò il marchio.
Per ottenere un legante dalle prestazioni simili al Cemento Romano, Parker aveva portato alla calcinazione i noduli di Septaria, presenti nelle scogliere dell’isola di Sheppey, vicino Londra. L’originalità del Roman Cement si deve anche al processo di cottura a bassa temperatura a largo spettro (da 600 a 1200°C) e, cosa più importante, alla mescolanza intima, naturale, di carbonati di calcio e argille nella marna di partenza.
Il Roman Cement è infatti formato da una vasta gamma di minerali, come ad esempio la Belite (silicato bicalcico), simili a quelli presenti nella calce idraulica naturale ma in proporzioni differenti. La calce libera è assente e i silicati e gli alluminati di calcio, particolarmente reattivi, determinano velocità di presa, altissima resistenza meccanica e ottima capacità di resistere all’azione dilavante delle acque meteoriche.


 

UNA RICETTA CON NHL 3.5

Una ricetta con rapporto 2:1 tra pozzolana e calce ma con una variante… la Calce Idraulica Naturale.
Anziché Grassello di Calce, come vorrebbe la tradizione, si fa uso di Calce Idraulica Naturale NHL 3.5.
Così facendo, a 90 giorni, l’impasto raggiunge e supera gli 8 MPa di resistenza alla compressione.

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