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Serie di articoli News

STORIE DI CALCE#25:
DALLA PROVINCIA DI RIETI,
IL RACCONTO DELL’ARCH. GRECO

Con Storie di Calce raccontiamo le esperienze di clienti, appassionati e di tutti coloro che lavorano con la calce. Spunti, aneddoti e, perché no, qualche esempio delle realizzazioni possibili con i nostri materiali.

Abbiamo intervistato l’architetto Claudio Greco, che nei lavori di ristrutturazione di un casale in Sabina, nella provincia di Rieti, ha sperimentato l’utilizzo di materiali e tecniche tradizionali, usando anche il nostro sistema di isolamento in cannapalustre e calcecanapa. Ci ha inoltre raccontato della sua esperienza in Cina e della ricerca condotta sulle case tradizionali del Fujian in terra cruda, esempi straordinari di architettura sostenibile e ecologica.

Cogliamo l’occasione per ringraziarla tanto per la disponibilità.
Buona lettura!

Ci racconta la sua storia, il suo lavoro e la sua ricerca?

Arch. Claudio GrecoSono laureato in ingegneria, ma faccio l’architetto da sempre. Sono docente alla Facoltà di Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Tor Vergata nel corso di laurea in Ingegneria  Edile-Architettura. Dai primi anni ’90 ho avuto una stretta relazione con la Cina sia per motivi di lavoro, sia per studio e ricerca, e in particolare ho approfondito  la conoscenza dell’architettura tradizionale, nello specifico le case del Fujian, abitazioni in terra cruda tipiche dei villaggi montani del sud della regione. In quegli anni non si trovavano pubblicazioni sull’argomento, perciò ho iniziato una ricerca personale culminata della pubblicazione del libro Le case di terra del Fujian  (Ed. Meltemi, 2003), la prima monografia sul tema pubblicata in Occidente. Grazie a questo lavoro sono entrato in contatto con gli esperti e i professionisti della bioedilizia e della costruzione in terra cruda in Italia in un periodo in cui si iniziavano a organizzare i primi momenti di incontro e confronto su questi temi.

Perché e come costruire abitazioni ecostenibili?

L’architettura sostenibile sta riscuotendo interesse in Italia da qualche anno e sono ancora pochi i clienti che accettano di utilizzare questi materiali. Ultimamente, si sta assistendo a una riscoperta di tecniche tradizionali e materiali naturali, ma sono ancora scelte di nicchia. Perciò nel 2014, in occasione della ristrutturazione di un casale di mia proprietà in Sabina, nella provincia di Rieti, ho deciso di applicare metodi appresi nel tempo e, trattandosi della mia abitazione privata, concedendomi il lusso di fare delle sperimentazioni. Ho avuto così modo di verificare in prima persona che il costo di questi materiali non è irrisorio, ma è anche possibile realizzarne alcuni in cantiere, ovviamente con le maestranze e le competenze adeguate e, soprattutto, disponibili.

La bioarchitettura è qualcosa di legato all’autocostruzione, una dimensione in cui non esiste la fretta e il tempo non è un problema; questo aspetto della lentezza – unito al costo più elevato dei materiali – costituisce un ostacolo per la maggior parte delle persone. Nel mio caso sono riuscito a superare parzialmente questi limiti, realizzando molti materiali in cantiere, grazie alla collaborazione delle maestranze che si sono dimostrate disponibili alla sperimentazione. Nello specifico abbiamo prodotto il massetto contro terra per isolare dall’umidità (uno strato di 20 cm fatto con pozzolana grossa della zona, paglia e calce) e gli intonaci (in argilla del luogo, sabbia, calce e paglia).  Ovviamente, tutto ciò ha richiesto maggior lavoro da parte degli operai, ma il risultato è ancora perfetto dopo più di 5 anni. Mi sento di aggiungere, però, che questo tipo di realizzazioni può essere fatto solo da maestranze esperte nelle tecniche tradizionali e istruite o con la supervisione e il supporto di esperti di questi materiali.  

Per l’isolamento termico mi sono affidato al sistema CalceCanapa® e cannapalustre di Banca della Calce; il mio è un casolare in pietra e, volendo lasciarla a vista, ho optato per un sistema di isolamento interno con la canna palustre, un materiale della tradizione italiana. Ho letteralmente «impacchettato» tutta la casa con uno strato di 5-10 cm di canne palustri che isola perfettamente dal caldo e dal freddo; ho preventivamente rinforzato la pietra con una malta di consolidamento armata con «fibre di agave» naturali e rivestito tutto con un intonaco di calce, che ha potere disinfettante; ho usato, infine, un isolante ai sali di boro per proteggere sia le canne palustri che l’intera struttura in legno. Inizialmente i miei collaboratori erano diffidenti, ma si sono poi resi conto che il sistema non dava problemi e i pannelli erano molto facili da posare: in due soli giorni è stato rivestito l’intero edificio. In corrispondenza del nuovo cordolo in ferro e acciaio, ho realizzato il sistema di ventilazione naturale, con una serie di 24 finestrelle (8 per lato) da 30cmx30cm l’una che, una volta aperte nel numero necessario a seconda dei venti e delle stagioni, creano una ventilazione naturale.

Ho potuto constatare personalmente che questo sistema e le varie soluzioni adottate hanno un’ottima riuscita: il consumo energetico è basso e dopo 5 anni il risultato è ancora ottimo. 

Che vantaggi ci sono a usare la calce e materiali naturali?

Sicuramente il benessere che si prova vivendo in abitazioni costruite con questi prodotti, sia dal punto di vista acustico che termico; l’ambiente è molto confortevole. Un ulteriore vantaggio è il risparmio energetico; per fare un esempio: il sistema di ventilazione naturale che ho realizzato nella mia abitazione sfrutta i venti da tutte le direzioni e, di conseguenza, si ottiene un naturale raffrescamento della casa che permette di non utilizzare l’aria condizionata.

Vorrei sottolineare che tutte queste soluzioni sono riprese da tradizioni antiche: nella bioedilizia non c’è nulla di nuovo, semplicemente vengono riscoperte tecniche e materiali, come la calce o la ventilazione naturale, già ampiamente usati nel passato. Penso anche che, oltre ai materiali, contino molto anche la progettazione e l’orientamento dell’edificio, che contribuiscono a creare le condizioni ottimali: la mia abitazione, per esempio, è sul pendio a sud di una collina, a nord è riparata quindi dal freddo e ai lati scorrono due piccoli corsi d’acqua: tutti questi elementi, che corrispondono ai principi del Feng Shui cinese, concorrono certamente a determinare l’ottimo risultato finale.

Ha qualche aneddoto da raccontarci?

Come ho anticipato, gran parte delle soluzioni che ho attuato sono frutto di anni di ricerca sulle architetture tradizionali della Cina, in particolare le case di terra del Fujian. Si tratta di antiche case fortezza, costruite come difesa dai nemici, dal diametro di 50 metri e che potevano ospitare fino a 400 persone; dal 2008 sono state riconosciute come Patrimonio Mondiale dall’Unesco. Seguono i principi del feng shui, nato proprio in queste regioni millenni fa e che consiste in un insieme di pratiche di lettura e di interpretazione del paesaggio, delle forme delle costruzioni e degli spazi interni agli edifici, allo scopo di evitare gli influssi negativi di varia natura che possono colpire le costruzioni e l’uomo. Tali abitazioni sono costruite in un contesto ideale, tra valli e colline, dove la temperatura non è mai troppo bassa o troppo alta e sono un esempio di architettura che nasce dalla sapienza del gestire il contesto ambientale in cui si va a edificare.

Alcune di queste costruzioni hanno più di 500 anni ed erano case collettive, abitate fino agli anni ’90 da gruppi familiari; con la diffusione dell’individualismo e della necessità di avere ognuno la propria casa, sono state lentamente abbandonate. Di recente, stanno riscuotendo nuovo interesse grazie alla centralità che stanno assumendo tematiche come la comunità – e il conseguente ritorno a pratiche di co-housing – l‘ecologia e la sostenibilità: essendo esclusivamente in terra cruda e legno sono perfettamente smaltibili e sostenibili. 

È chiaro che al giorno d’oggi è quasi impossibile fabbricare solo con materiali naturali, specialmente nelle grandi città, però è possibile cercare di utilizzare materiali il più possibile legati al luogo. Il casale dove abito è stato realizzato solo con materiali locali (argille, pietre estratte dal fiume) e nei lavori di ristrutturazione ho cercato di rispettare la situazione originaria, riprendendo tecniche e prodotti tradizionali. È sicuramente un’operazione più costosa, ma che genererà vantaggi e benefici per l’ambiente e la salute nel breve e lungo termine.

Cannapalustre Esempio Cappotto

I PRODOTTI UTILIZZATI DA CLAUDIO

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