Callout piè di pagina: contenuto
Serie di articoli News

STORIE DI CALCE#22
DA CATTOLICA, IL RACCONTO DI MARIA GIULIA TERENZI

Con Storie di Calce raccontiamo le esperienze di clienti, appassionati e di tutti coloro che lavorano con la calce. Spunti, aneddoti e, perché no, qualche esempio delle realizzazioni che si possono fare con i nostri materiali.

In questo appuntamento abbiamo intervistato la Dott.ssa Maria Giulia Terenzi di Cantiere Zeta, uno studio composto, oltreché da lei, da Sara Della Felice e Marco Zazzeroni: tre artigiani che hanno spostato il motto del «Non c’è presente senza passato»: la conoscenza dei materiali, delle tecniche tradizionali e il sapere dei maestri del passato sono la base imprescindibile per realizzare le opere di oggi e di domani. Le abbiamo chiesto il perché di questa scelta.

Cogliamo l’occasione di ringraziarla per aver condiviso con noi la sua esperienza.

Buona lettura!

Ci racconti la sua formazione e il percorso professionale

Vengo dal mondo del restauro; mi sono laureata in «Conservazione e Restauro del patrimonio storico-artistico» a Urbino e, subito dopo la laurea, ho lavorato in ambito archeologico presso Pompei, Ercolano, Brescia, Roma e Nora (CA) operando su dipinti murali, affreschi e mosaici di epoca romana e ho maturato esperienza all’estero lavorando su preziosi mosaici a Gerusalemme e su pitture murali art déco in Francia.

Cos’è il Cantiere Zeta?

Oltre al restauro, da qualche anno ho iniziato a interessarmi alla bioedilizia. Ho seguito un corso con il maestro artigiano Danilo Dianti e, grazie a questa esperienza, ho iniziato ad approfondire queste tecniche insieme ad un altro artigiano esperto. Poi, durante un lavoro in Francia, sono entrata in contatto con i miei due colleghi e abbiamo deciso di fondare Cantiere Zeta, un «collettivo» di artigiani e artisti. Il nostro obiettivo è lavorare sia nel mondo del restauro sia della decorazione utilizzando esclusivamente materiali naturali. Aggiungo che vorremmo specializzarci sempre di più nella progettazione, arredo e decorazione di interni utilizzando questi materiali; già lo facciamo, ma ci piacerebbe farla diventare la parte predominante della nostra attività.

Perché i materiali naturali?

Senza dubbio è conseguenza della mia formazione come restauratrice; aggiungo però che tale scelta è stata guidata sia dell’interesse personale mio e dei miei soci per l’ecologia, sia dalla volontà di rispettare l’operatore e dell’ambiente e, contemporaneamente, realizzare ambienti sani e davvero durevoli nel tempo. Nei miei lavori utilizzo solo materiali naturali come la terra cruda, il cocciopesto e, ovviamente, la calce. Acquisto il Grassello di Calce invecchiato di Banca della Calce: è ottimo per le finiture, mescolato a polvere di marmo con aggiunta di gomma di xantano e cellulosa vergine.

Il lavoro più bello che ha realizzato

Sicuramente il restauro degli affreschi e intonaci di Pompei ed Ercolano, occasione in cui ho scoperto le tecniche e materiali antichi, tra cui il cocciopesto. È stato dopo questa esperienza che ho iniziato a specializzarmi in quest’ambito e a riproporre prodotti e lavorazioni in chiave moderna. L’amore per  la tradizione è dovuta all’amore per le cose fatte bene. Queste opere giungono a noi dopo migliaia di anni intatte e bellissime, perciò per me è inevitabile subirne il fascino. Preferisco di gran lunga utilizzare materiali e tecniche del passato, benché più difficili da applicare, piuttosto che soluzioni «moderne», che sono meno belle e sicuramente meno durevoli.

I PRODOTTI USATI DA MARIA GIULIA

ALTRE STORIE DI CALCE

Pulsante torna in alto