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MALTE DA RESTAURO:
RUOLO STRATEGICO E NORMAZIONE

Le malte sono una categoria di materiali di importanza fondamentale nel settore delle costruzioni, in particolare per la conservazione del patrimonio culturale. Michele Macchiarola del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR ISSMC) ha approfondito il loro ruolo strategico e la relativa normativa in occasione del corso Malte da restauro. Tipologie e impieghi nel quadro nazionale, tenutosi il 25 settembre presso La Banca della Calce.

Le malte sono impiegate in modo massiccio non solo per la realizzazione di nuove strutture, ma soprattutto per la tutela e la manutenzione di edifici e manufatti di elevato interesse storico-artistico, architettonico, archeologico e paesaggistico. Negli interventi di restauro, conservazione, recupero e rifunzionalizzazione del costruito storico, le malte sono i prodotti maggiormente impiegati per quantità e varietà di funzioni. La loro applicazione è onnipresente: dalla ricostruzione muraria al consolidamento, dagli intonaci protettivi ai cicli di finitura, richiedendo in ogni caso un’elevatissima competenza e una selezione rigorosa.

L’imperativo della standardizzazione per la filiera della conservazione

L’efficacia e la durabilità nel tempo di qualsiasi intervento conservativo dipendono in maniera cruciale dalla qualità e dall’idoneità dei materiali utilizzati. Per questo motivo, è un principio inderogabile che l’intera filiera della conservazione – un ecosistema complesso che include diagnosti, restauratori, architetti, ingegneri, produttori di materiali, archeologi e la committenza – operi secondo criteri di omogeneità e rigore scientifico.
È essenziale per lo studio delle malte, per la condivisione e la confrontabilità dei risultati diagnostici, e per lo sviluppo applicativo, che tutti gli attori aderiscano con rigore a requisiti minimi di standardizzazione.

Questi requisiti fondamentali sono quattro:

  1. Utilizzo di una terminologia specifica: È necessario l’impiego di un linguaggio tecnico e scientifico univoco per evitare ambiguità nella comunicazione e nella documentazione dei materiali, che sia esso riferito ai componenti, alle proprietà o alle patologie.
  2. Adozione di comuni criteri classificativi: I materiali devono essere categorizzati in modo coerente e riconoscibile, permettendo confronti significativi tra malte storiche, prodotti di sintesi e malte di restauro.
  3. Osservanza di rigorosi protocolli analitici: La diagnosi e la caratterizzazione dei materiali preesistenti e dei prodotti di restauro devono essere eseguite seguendo metodologie standardizzatae e validate, garantendo l’attendibilità dei dati.
  4. Impiego di criteri univoci per la scelta o la formulazione: L’individuazione della malta più idonea alla funzione specifica richiesta deve avvenire attraverso procedure e valutazioni oggettive che tengano conto della compatibilità con il substrato storico.

L’insieme di questi requisiti è formalizzato e reso operativo attraverso le “Norme Malte Patrimonio Culturale”, costituite da standard nazionali UNI e standard europei UNI EN.

Struttura Istituzionale e Organi Formativi

Il sistema di standardizzazione italiano è gestito dall’Ente Italiano di Normazione (UNI), che coordina le attività tecniche necessarie per la definizione degli standard. Il lavoro di normazione relativo ai materiali per il patrimonio culturale è centralizzato all’interno della Commissione Tecnica UNI/CT 033 (“Prodotti, Processi e Sistemi per l’Organismo Edilizio”).
All’interno di questa commissione operano due strutture chiave:
La Sottocommissione Beni Culturali (SC 01), che ha il compito di delineare l’indirizzo strategico e la portata delle norme relative alla conservazione.
Il Gruppo di Lavoro Caratterizzazione e Analisi dei Materiali Inorganici Porosi (GL 02), che si occupa concretamente della stesura dei protocolli tecnici e analitici per la valutazione di malte, pietre e materiali ceramici.
L’attività di normazione italiana è strettamente armonizzata con gli standard europei. Il GL 02 lavora in sincronia con il Technical Committee CEN/TC 346 del Comitato Europeo di Normazione, garantendo che le metodologie e le classificazioni adottate a livello nazionale siano pienamente conformi ai criteri riconosciuti e validati a livello comunitario.

Le norme fondamentali che regolano il settore

 

Il corpus normativo sviluppato da questi organismi fornisce le basi tecniche per l’intero processo di restauro, garantendo rigore scientifico in ogni fase:

esempio di restauro con malte di calce

  1. Terminologia e Classificazione: Le norme UNI 10924:2023 e UNI EN 456-1:2015 sono essenziali. Esse forniscono il vocabolario tecnico e i criteri per definire in modo preciso cosa sia una malta e i suoi componenti. Questa chiarezza terminologica è il punto di partenza per una corretta comunicazione e per la redazione di capitolati tecnici non ambigui.
  2. Caratterizzazione Diagnostica: Le norme UNI EN 17187:2020 e la UNI 11176:2006 (attualmente in fase finale di revisione) stabiliscono i metodi analitici necessari per la diagnosi. Queste norme dettano i protocolli per l’identificazione della composizione, della microstruttura, della natura petrografica e delle caratteristiche chimiche sia delle malte storiche che di quelle di nuovo impiego. Una caratterizzazione accurata è indispensabile per la valutazione della compatibilità del restauro.
  3. Campionamento: La UNI EN 16085:2012 disciplina le modalità di prelievo dei campioni di malta dal contesto storico. L’importanza di questa norma è critica: solo un campionamento corretto garantisce che i risultati delle successive analisi siano rappresentativi della realtà costruttiva, evitando valutazioni diagnostiche errate che comprometterebbero la scelta del materiale di restauro.

Linee Guida per l’Applicazione: La UNI 11488:2021 è la norma di riferimento per la prassi operativa, intitolata “Conservazione del patrimonio culturale – Linee guida per la classificazione, la definizione della composizione e la valutazione delle caratteristiche prestazionali delle malte da restauro”. Essa fornisce il vademecum per la selezione della malta.

LA DEFINIZIONE TECNICA DELLA MALTA E LE SUE PRESTAZIONI

Secondo la definizione tecnica fornita, la Malta è una miscela complessa. È composta fondamentalmente da: leganti (uno o più, generalmente inorganici), aggregati, acqua e, facoltativamente, aggiunte e/o additivi (organici o inorganici).
La meticolosa determinazione delle proporzioni e delle tipologie di questi componenti è cruciale. La miscela deve essere ingegnerizzata per assicurare prestazioni ottimali in entrambe le sue fasi di vita:
  • Allo Stato Fresco: La malta deve possedere la corretta lavorabilità. Questo significa che deve essere facilmente mescolabile, applicabile e modellabile in cantiere, senza segregazione dei componenti, al fine di garantire una corretta messa in opera e una perfetta adesione al supporto.
  • Allo Stato Indurito: Dopo la presa, la malta deve garantire un insieme bilanciato di prestazioni che definiscono la sua compatibilità con il manufatto storico. Deve possedere adeguate caratteristiche fisiche (come un’alta porosità e permeabilità al vapore acqueo), meccaniche (come una resistenza a compressione e un modulo elastico appropriati e un’eccellente adesione al substrato), e un aspetto compatibile. Tutte queste proprietà devono contribuire a una elevata durabilità nel tempo, prevenendo fenomeni di degrado precoce o dannoso per l’opera.
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